L'anno scorso è partito un progetto europeo, MoviPro, che offriva per una dozzina di ragazzi/e italiani/e la possibilità di lavorare in Germania attraverso un praticantato (Ausbildung). I posti di lavoro offerti erano nel settore della gastronomia, cioè camerieri (Kellner) e cuochi (Koch), nell'edilizia, come acconciatori del tetto (Dachdecker), in panificio in qualità di commessa (Baeckereifachverkaeuferin) e come installatori di caldaie e bagni.
La conoscenza della lingua tedesca non era necessaria. Era previsto un corso di 300 ore di lingua tedesca, che si svolgeva in Italia, con un esame finale che certificava il livello B1 raggiunto.
Dopo strenuanti settimane, con 8 ore al giorno di lezione, si parte per la Germania per 6 settimane di prova (Praktikum).
Inutile dire che non appena atterriamo all'aeroporto e sentiamo tedeschi conversare tra loro non capiamo una minima mazza e ci sembra di non avere mai studiato tedesco.
Quelle sei settimane ovviamente sono state un po' dure. Lavoro nuovo da imparare, la lingua non sempre facile da capire subito, il convivere assieme, l'adattarsi ad un nuovo posto, la nostalgia di casa... (Heimweh).
Superate le sei settimane, si poteva scegliere se rimanere in Germania e cominciare l'Ausbildung o ritornare a casa in Italia.
Purtroppo tre del mio gruppo non sono rimasti e hanno lasciato il progetto.
Perchè? Magari fosse così facile vivere lontano da casa e partire da zero in un altro Paese.
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